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Nonostante loro

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Auguro alle generazioni future di non fare la stessa vita che ho fatto io: intimamente nascosta. Bensì, di essere cittadini liberi in uno Stato libero, in cui i diritti siano garantiti a tutti, senza distinzione di età, genere, colore della pelle, degli occhi, dei capelli, tendenza affettiva o sessuale, sanità o disabilità fisica o psichica, appartenenza sociale o etnica, fede religiosa o credo politico, eccetera. Di tutte queste io, cristiano e cattolico, sono stato discriminato per il mio orientamento affettivo e sessuale, perché ritenuto non conforme all’etica e alla morale religiosa, cristiana-cattolica, dominante in Italia.

Pertanto, avendo permesso, i politici che hanno governato prima e dopo la mia nascita, gravi intromissioni della politica Vaticana nella vita dello Stato italiano, sono stato costretto, da costoro, a non vedere riconosciuti i miei diritti affettivi e a vivere, a causa di una dilagante e imbarazzante, non contrastata, omofobia, nel segreto e in estrema misura privatamente il manifestarsi di ciò che di più bello caratterizza la vita e la persona umana: la sua capacità di innamorarsi.

Per vivere la mia fede nella comunità cattolica, ho dovuto nascondere i miei sentimenti e affetti, pur essendo essi un mio diritto naturale e un dovere in quanto uomo. Li ho dovuti nascondere perché la maggior parte dei miei fratelli cattolici sono persone dall’intelligenza e dal cuore compressi dal loro bigottismo e hanno, in tal modo, scandalosamente potuto decidere della vita di minoranze, pensando soltanto alla falsa immagine che si sono fatti di Dio, nella presunzione di interpretare il suo volere e sostituirsi ad esso nel giudizio.

Ma, nonostante loro, non ho mai nascosto a Dio la mia natura più intima, non l’avrei nascosta neanche se avessi potuto farlo perché, così facendo, avrei messo in atto lo stesso atteggiamento codardo di quando, nel giardino dell’Eden, l’uomo e la donna si nascosero perché si videro nudi. La nudità di cui si parla nei testi sacri era, forse, rappresentativa di una coscienza-conoscenza che non corrispondeva a ciò che pensavano, l’uomo e la donna, che Dio pensasse di loro: si giudicarono da soli e si nascosero. Ecco il peccato che io non voglio assecondare e che molte persone vorrebbero che io assecondassi, giudicandomi e nascondendomi a Dio.

 

Auguro alle generazioni future prosperità e libertà di decidere e disporre della propria vita secondo la loro più pura e libera coscienza, dove risiede ciò che ciascun uomo-donna è realmente.

Personalmente mi ritengo responsabile del compromesso che ho scelto per il quieto vivere e che, da ora in poi, non posso più accettare.

 

In quanto agli extraterrestri, ebbene, io ne ho fatto l’esperienza, lo sono stato. Ma, alla fine, ho deciso di tenere il corpo e lo spirito umani, così come mi sono stati dati.

 

[ Tratto da L'ordine morale del Paradiso, di Roberto Maggiani ]

 

 Maria Musik - 10/01/2016 19:31:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Questo brano mi tocca profondamente, di più, intimamente. Per altre vie e altri motivi, ho provato sulla mia pelle due delle esperienze qui rappresentate. La prima: pur essendo credente, ho vissuto il disagio e l’amarezza di dover nascondere o "annacquare" le mie convinzioni/credenze/scelte per riuscire a rimanere, pur nel dissenso, all’interno della Chiesa nella quale ero stata cresciuta e della quale avevo, in seguito, abbracciata la fede. E’ stata una esperienza triste e faticosa: sensi di colpa, dubbio insano di essere sempre nel peccato, paura di tradire la "mia gente". Poi, è scattato il rifiuto. Basta silenzi, riti vuoti di partecipazione, confessioni di peccati ritenuti tali da altrui coscienze: se Dio mi amava non poteva volere questo per me. Ora, sento che la mia chiesa è il mondo, la mia comunità le persone di "buona volontà", la mia messa si celebra ogni giorno quando, per amore, spezzo un piccolo pezzo di me e lo dò a un altro. Ora vedo che il peggior peccato che ho commesso e che posso commettere è quello di omissione. Non sono appagata nè libera dal tormento del dubbio ma, almeno, mi guardo allo specchio e vedo me stessa.
La seconda esperienza è quella della negazione dei diritti attuata verso alcune categorie di persone, ritenute diverse perchè, per questo o altro motivo, non omologabili alla massa e, per ciò, inadeguate. Lo stato italiano (minuscolo) fornisce loro una blanda e insufficiente assistenza, la società non le riconosce come pari. Sperimentare che creature perfette (nella loro imperfezione) vengano sprofondate nel baratro della negazione del sè e condannate all’infelicità e al senso perenne di estraniazione a causa di una "menomazione psicologica" che gli è stata inflitta da quella stessa società che le ghettizza ipocritamente, vestendo di paroloni un malcelato rifiuto... è uno strazio. Queste situazioni divengono "faccende personali", di cui le famiglie si devono fare carico da sole, con i propri mezzi economici (spesso arrivando ad avvicinarsi alla povertà), con la propria capacità di resistenza, di opposizione, di fronteggiamento... quando e se ne hanno la capacità morale e materiale. Dov’è la parità di diritti? Dove la dignità consegnata e tutelata in egual misura?
Chi decide chi è "diverso"? Dio? No di certo! Io? No di certo!
Quanti di voi, così convinti di stare dalla parte giusta, di essere detentori o tutori della Verità Assoluta, vogliono volgere il loro volto verso l’altro, senza giudizio o pregiudizio? Non vi giudico ma, ricordate, che del Cristo si dice: "Davanti a Lui si copre il volto". Voi, che vi coprite il volto e stracciate le vesti, siete così convinti che causare tanto dolore, anche a una sola persona, sia giusto? Siete così certi di fare la volontà di Dio? Forse dovreste aprirvi al dubbio e lasciarvi andare ad un amore - che non chiede di vedere la cartà d’identità, le analisi cliniche, la mappa del DNA, il profilo psichiatrico, il permesso di soggiorno, lo stato di famiglia, la tessera di partito,... - prima di "permettersi di sgorgare".

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